A volte, ascoltare musica può fare bene.
Ma può anche fare 'male', specie se inizi con lo spirito giusto e termini con quello sbagliato.
Ricordo ancora a tal proposito alcune lezioni di italiano alle superiori; le poesie, così come le canzoni, sono manifestazione di tristezza interiore dell'autore, che tenta di ergirsi al di fuori delle sue barriere e di colmare tali mancanze con la propria realizzazione.
All'inizio può sentirsi estasiato dal risultato, ma il problema è che questa esaltazione diventa una droga. Questo perchè ha bisogno di queste sensazioni per colmare il vuoto al centro di se stesso, che puo essere causato da un sacco di motivi, sostituendolo quindi alla mancanza che lo perseguita.
Mi sono sentito proprio cosi questo pomeriggio, mentre mettevo mano sul mio file excel dei Test e ascoltavo musica. Le dita premevano tasti, che sembrano tutti uguali visti dall'alto, ma hanno il potere di comporre parole e intanto il pensiero, accompagnato dal suono, viaggiava altrove.
Verso il mio satellite di ricordi, che non smette mai di girarmi intorno e che ogni giorno diventa sempre più grande, inglobando ogni cosa che vedo e vivo. Più che un satellite, assomiglia a un buco nero.
Pieno e vuoto al tempo stesso, di quello che ho avuto e di quello che mi manca.
Ma può anche fare 'male', specie se inizi con lo spirito giusto e termini con quello sbagliato.
Ricordo ancora a tal proposito alcune lezioni di italiano alle superiori; le poesie, così come le canzoni, sono manifestazione di tristezza interiore dell'autore, che tenta di ergirsi al di fuori delle sue barriere e di colmare tali mancanze con la propria realizzazione.
All'inizio può sentirsi estasiato dal risultato, ma il problema è che questa esaltazione diventa una droga. Questo perchè ha bisogno di queste sensazioni per colmare il vuoto al centro di se stesso, che puo essere causato da un sacco di motivi, sostituendolo quindi alla mancanza che lo perseguita.
Mi sono sentito proprio cosi questo pomeriggio, mentre mettevo mano sul mio file excel dei Test e ascoltavo musica. Le dita premevano tasti, che sembrano tutti uguali visti dall'alto, ma hanno il potere di comporre parole e intanto il pensiero, accompagnato dal suono, viaggiava altrove.
Verso il mio satellite di ricordi, che non smette mai di girarmi intorno e che ogni giorno diventa sempre più grande, inglobando ogni cosa che vedo e vivo. Più che un satellite, assomiglia a un buco nero.
Pieno e vuoto al tempo stesso, di quello che ho avuto e di quello che mi manca.
Nessun commento:
Posta un commento